domenica 28 marzo 2010

Satan bless America

Capitalism: a love story
Trama: nasci, lavori, muori. fine.

MM è tipo una Iena extralarge. Ogni film ti fa prendere malissimo e ogni film ti fa capire quanto cazzo sono coglioni gli americani. O più in generale tutti gli uomini. Me compreso, per carità.
Lavorare con tristezza...
Però questa volta (rispetto a Columbine, 9/11 o Sick-O) se la prende con una forza talmente gigante che ne esce un pò ammaccato, soprattutto in comprensibilità. Diciamo che per capire al 100% tutto il film bisognerebbe essere degli esperti di economia. Certo poi ci sono scene talmente chiare (le multinazionali, ad esempio, fanno delle assicurazioni segrete sulla vita dei lavoratori, cosi nel caso muoiano, si prendono i soldi che perderebbero per loro assenza "causa morte"), che ti prende un odio che lo imbracceresti tu un mitra per sparare ai governatori/capi di banca. però quando ti metti contro una cosa così, inevitabilmente puoi fare poco e alla fine il film perde un po' di mordente... mentre ad esempio in Columbine alla fine riusciva a eliminare la vendita di proiettili al supermercato o a fare apparire un emerito coglione Charton Easton... qui parla con bastardi incravattati abituati a giocare con le parole e con un pelo sullo stomaco che MM gli fa un baffo...
da vedere a prescindere. tanto per vivere un pezzetto del famoso Incubo Americano.

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