martedì 27 luglio 2010

Radio MorteCarlo 2

Pontypool

Trama: interessantissima! (giuro). trattonsi di virus zombesco che si trasmette tramite il Verbo (cioè la parola in sè, il suono, labiali/dentali/palatali... il sogno dei predicatori). In pratica dicendo specifiche parole - vedremo poi quali - si infetta l'ascoltatore che diventa una sorta di autistico zombie alla disperata ricerca delle parole sulla punta della lingua, lingua di qualcun altro però.

Il titolo del post si riferisce a questo, praticamente stesso plot: tre tizi chiusi in una radio che raccontano la virulenza che c'è fuori. Questa volta però ci spreco due parole.
Peccato che dopo l'impatto iniziale dello stupore dato dalla modalità di trasmissione virus, francamente a mia memoria una delle più originali e dalla speranza di vedere un film virulento finalmente diverso, man mano che passano i minuti l'entusiasmo si affievolisce e lascia spazio ad una noia diffusa e ad un'incredulità su alcune situazione e su almeno un paio di attori (su 3 totali) che a volte non si capisce cosa li spinga a fare certe espressioni.
Peccato davvero, visto che un film del genere - budget irrisorio e monoscenografia (tutto girato in una stanza o pochissimo di più) DEVE per forza essere sorretto da una sceneggiatura velocissima, capace con le sole parole di non far scendere l'attenzione... anzi.. in un film dove il virus è la parola, la sceneggiatura dovrebbe essere ancora di più: tutto! regge poco, troppo poco. E quando finalmente arrivano gli alfabetozombi, non farebbero paura a un elfo.

Siamo alle solita: Horror low budget = mille locandine per venderlo in più modi, facendo leva su interessi diversi...

VERSIONE: «Scusi, torno adesso da un'immersione a 1000 metri e durante la risalita mi è esploso un timpano, potrebbe parlare più forte, grazie»

VERSIONE: Modulazione di scemenza

VERSIONE: «Scusi sono sempre quello di prima, quello del timpano. Ho portato degli amici, guardi abbiamo anche fatto le manicure»

VERSIONE: «GUARDA che strana quella macchia di ketchup che è caduto per terra! Ti somiglia!»

VERSIONE: «Ah che faccio? C'è uno qui che vole entrà dice che c'ha i timpani, boh, sarà un musicista... solo che gli ho detto che se entra dalla scala B, niente, nun ce sente... che devo fa?»

Qual era la parola incriminata? Quella che fa muovere le masse deambulanti come zombi ciechi senza più raziocinio, risvegliando solo i più bassi istinti animali? Ma che domande...
è "EFFE - I - GI - A"! (non la dico per non infettarvi... io sono bello che andato...)

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