domenica 9 ottobre 2011

A segno Zodiacale

Zodiac
Trama: Social Killer

Oggi qualcuno ha avuto l'ardire di dirmi che qui si batte la fiacca! CAPITO!? Che non ci sono più bei mesi di una volta con 87 (!) post!
Ah sì? Lallero!
Bene, siccome io a certe basse provocazioni non rispondo neanche, ecco che oggi ho visto due Film, oggi ho visto del Cinema e quindi da domani sì che si fa sul serio! Ma questo post non parla dei due Film che ho visto, questo post parlerà di un film che ho (ri)visto l'altro ieri. E lo volete sapere come ne parlerà? RICICLANDO UN ARTICOLO USCITO SU UNA RIVISTA con tanto di Box anni fa. Sempre roba fresca al banco di C&B. Tiè:
LO ZODIACO è A CACCIA DI UOMINI
Uno dei più misteriosi e affascinanti serial killer della storia americana viene acciuffato da David Fincher nel suo ultimo film, ZODIAC. Il regista che già in Se7en elevò a mito la figura dell’omicida seriale e che racconta, attraverso le uccisioni astrologiche e i messaggi criptati dello ZODIACO, la sua stessa infanzia. Cosa rende una storia di morte e sangue davvero meritevole di essere raccontata in un film? Di omicidi ce ne sono tutti i giorni e di killer sono piene le carceri. Ciò che innalza un semplice omicida a star di celluloide si nasconde in una semplice definizione: Serial Killer. A partire da Il silenzio degli Innocenti la figura del serial killer è stata completamente sdoganata e il fascino malato che questi scaltri cacciatori di uomini hanno sul pubblico è stata la gallina dalle uova d’oro dell’industria cinematografica degli ultimi 20 anni. Ma tra violatori di identità, enigmisti moribondi e noiose collezioni di ossa sono davvero pochi i film dedicati ai serial killer che hanno saputo delineare con feroce realismo il carattere schizofrenico di questi miti moderni. Uno di questi fu SE7EN, di David Fincher, che peccato dopo peccato tracciava l’identikit atroce di un uomo sopraffatto dal suo odio per l’umanità (oltre che per le espressioni disperate di Brad Pitt). Ed ora ci risiamo. Fincher ci riprova con la sua nuova fatica: ZODIAC, un film che racconta le gesta malate di uno dei più affascinanti assassini seriali della storia, lo Zodiaco. Gli omicidi firmati Zodiaco cominciano nel 1966 (ma in molti dicono che la sua carriera iniziò molto prima) e per almeno quindici anni il solo pronunciare quello pseudonimo ha instillato pelle d’oca a migliaia di genitori preoccupati e rabbia repressa ad una polizia che “brancolava nel buio”. I poliziotti sono inermi e stanno perdendo una sfida; sì, perché il risvolto più sconvolgente di tutta la storia è che lo Zodiaco sfidò ripetutamente la polizia con lettere, messaggi cifrati e indizi volutamente abbandonati sui luoghi dei delitti. Una volta scrisse sulla portiera di una macchina: ME= 37 SFPD (San Francisco Police Departement)= 0. Il bisogno di Fincher di raccontare la storia di questa sfida nasce direttamente dalla sua esperienza: “Ho passato l’infanzia nella zona di Bay Area, a San Francisco. Ho vissuto in prima persona il terrore che incutevano le riproduzioni delle lettere sui giornali. Ho subìto per primo il fascino primitivo di questa figura malvagia che se ne andava in giro incappucciato, con una grossa croce celtica dipinta sul petto e un coltello da caccia nella fondina. Per me era come un uomo nero, un babau divenuto realtà. Si può dire che il destino mi ha portato a girare questo film”. L’infanzia di Fincher, anche alla luce del suo stile così graffiato e arrugginito, non deve essere stata proprio facilissima! ZODIAC è la storia di una sfida ossessiva, quella tra l’assassino e quattro personaggi, quattro caratteri diversi che affronteranno la disperata ricerca della verità in modo diverso, e che insieme cercheranno di mettere insieme i pezzi della mentalità laterale del killer. I quattro cavalieri hanno i volti di Jake Gyllenhaal, Robert Downey Jr., Mark Ruffalo e Anthony Edwards. Il bel Jake interpreta il giornalista e vignettista Robert Graysmith, autore del libro Zodiac su cui il film fonda le proprie basi. Robert/Jake fu il primo ad “entrare” nella mente del killer e insieme alla moglie (che nel film ha i tratti irregolari di Chloe Sevigny, musa del cinema indie statunitense) riuscì a decifrare i folli messaggi in simboli che lo Zodiaco spediva alla polizia pavoneggiandosi delle propria gesta sanguinolente. “L’ossessione del mio personaggio è caratterizzata dalla sua incapacità di esternare le proprie emozioni. Quello che riesce ad esprimere con il disegno non riesce a comunicarlo con le parole. Il suo rapporto con la moglie subisce una nuova crepa ad ogni nuovo omicidio. Il bisogno di risolvere il caso interferirà con la sua vita privata. In un certo senso decifrare il messaggio del killer gli servirà per decifrare la sua situazione e la sua stessa personalità”. Gli omicidi dello Zodiaco avvennero in un arco temporale che va dalla fine degli anni ’60 a metà dei ’70. Questo vuol dire che Fincher si è dovuto confrontare con una storia relativamente fresca. Molti parenti delle vittime sono ancora vivi e lo stesso Robert Graysmith, il cartoonist che partecipò alle indagini e per primo decifrò il codice del killer, ha seguito la realizzazione del film incontrando Gyllenhaal più volte e aiutando costumisti e scenografi a ricostruire gli ambienti come gli si erano impressi in testa in quegli anni atroci. Fincher parla delle sue scelte stilistiche, molto lontane dalle atmosfere livide e umide di Se7en: “Durante molte riprese gli attori hanno indossato vestiti appartenuti davvero ai protagonisti della storia. Anche molti dei distintivi da poliziotto che si vedono nei film sono quelli originali. Sentivo la responsabilità verso le vittime e i loro familiari, che ho conosciuto personalmente (anzi, alcuni li conoscevo anche prima di diventare regista), di fare un film che mettesse da parte ogni sensazionalismo. Nella scelta tra la verità e una cosa che avrebbe funzionato in senso filmico ho sempre scelto la verità. Velevo girare un film sugli anni ’70, gli anni che mi ricordavo. Volevo rivedere in questo film le mie foto da bambino.” Ma l’introverso Gyllenhaal non rappresenta che una sola faccia di questo dado investigativo. Altri volti, caratteri, virtù lo aiuteranno a dipanare la nebbia che avvolge lo Zodiaco mentre compire i suoi afferrati omicidi. Il “risorto” Robert Downey jr. è Paul Avery, un reporter egocentrico del San Francisco Chronicle che fa dei suoi articoli un mezzo per diventare una star… fino a quando non aprirà la busta scritta con lettere di sangue, o meglio simboli, che lo Zodiaco spedisce al suo giornale. Da quel momento la sua vita si intreccerà con i due detective a cui è stato assegnato il caso Zodiaco: l’ambizioso e dinamico Dave Toschi (Mark Ruffalo, perfetto nei pantaloni aderenti stile seventies) e il metodico William Armstrong (Antony Edwars, che i più ricorderanno come il “Ciccio” di E.R.). il quartetto investigativo è completo. Il giovane creativo, la star, il poliziotto d’azione, il metodico: gli ingredienti perfetti per una caccia all’uomo, si direbbe. E invece no, lo Zodiaco continua indisturbato la sua raccolta di anime e la sfida con la polizia. Ma Fincher è il primo a sottolineare la scelta che sin dalla stesura dello script è stata chiara per tutti: “Era un’epoca dove non esistevano fax, non c’erano computer e database. Il termine serial killer non era stato neanche coniato. Ora siamo abituati a vedere investigazioni dove con una cellula di DNA si può ricostruire un identikit. Ma allora il pensiero degli investigatori era uno solo: ‘Questo è un mostro! Dobbiamo fermarlo!’. La vera sfida era rappresentare l’investigazione in termini cinematografici. C’è molta meno azione che in Se7ev, perché in un caso così lungo e avvolto da tanto mistero la maggior parte delle intuizioni e delle svolte per il caso vennero seduti ad una scrivania e non correndo con una pistola in mano. Zodiac è stato più di un killer. Ha impersonificato le paure ataviche degli uomini”. Nel 1978, dopo anni di silenzio da parte dello Zodiaco, una lettera senza mittente arrivò alla centrale di polizia di San Francisco. “Sono tornato” recitava l’inizio del messaggio. Oggi, 2007, lo Zodiac è tornato davvero. La cosa che davvero spaventa è che forse, nel buio di un cinema alla periferia di San Francisco, un anziano signore ridacchia sotto i baffi bianchi. Ha appena finito di guardare il nuovo film di David Fincher, un film che si chiama Zodiac e che racconta la storia di un serial killer, la sua storia. 

 Box 1 UNA STORIA NERA
È il 30 ottobre 1966. A Los Angeles tutti i bambini giocano a baseball con i cappellini dei Dodgers, campioni della World Series appena un mese prima. In televisione è tutto un susseguirsi di POW! SBAM! GOSH! Il Batman imbolsito interpretato da Adam West sconfigge i nemici con sonori pugni. Alcuni si stropicciano gli occhi di fronte agli incredibili effetti speciali di Viaggio Allucinante in cui scienziati miniaturizzati si fanno un giro nel corpo umano. John, Paul, Ringo e George sono in giro per gli Stati Uniti per promuovere il loro nuovo disco… In un’intervista Lennon dice” Siamo più famosi di Gesù”. In mezzo a tutto questo c’è Cheri Jo Bates. Ha 18 anni e frequenta il Riverside City College. E sta per morire. Il suo assassino ha deciso di iniziare proprio con lei una lunga serie di omicidi che terrorizzerà San Francisco per anni e che ancora oggi rievoca dal passato voci di fantasmi che reclamano giustizia. Quel killer sarebbe entrato nella storia del crimine come lo ZODIACO. Il killer le ha sabotato la macchina nel parcheggio ed è anche “quel signore gentile” che per primo le ha offerto aiuto. Di lì a pochi minuti il corpo di Cheri giacerà a terra con tre pugnalate al torace e sette squarci alla gola che praticamente la decapiteranno. Questo è solo il primo degli innumerevoli omicidi di cui Zodiac si macchiò durante la sua carriera. Sono soprattutto due i fattori che rendono la storia criminosa del Killer dello Zodiaco così coinvolgente. In primis il fatto che potenzialmente sia ancora in agguato dietro l’angolo dal momento che non è mai stato catturato. E poi c’è l’elemento che davvero rende la realtà molto più allucinante e paurosa della finzione cinematografica: per tutto l’arco della sua “carriera” lo Zodiaco ebbe una densissima corrispondenza con i giornali locali. Spedì missive, chiamò addirittura alcune televisioni locali. A volte chiedeva di essere fermato. Altre sfidava la polizia come un giocatore di scacchi che invece di mangiare le pedine dell’avversario le uccide. Tra le lettere più misteriose quelle fu recapitata il 26 novembre 1966 alla centrale di polizia di Riverside. All’apparenza erano solo simboli incomprensibili. Ma. una volta decifrato, il messaggio recitava il più folle degli avvertimenti, la più paranoide delle visioni: “Lei era giovane e bella ma è morta. Non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima”. In un’altra lettera del 1969 lo Zodiaco delinea meglio il perché delle sue gesta: “Mi piace uccidere le persone perché è molto più divertente di ogni caccia che si possa fare in una foresta. L’uomo è l’animale più pericoloso ed elettrizzante da uccidere. Quando morirò rinascerò in paradiso e tutte le mie vittime saranno mie schiave”. Ad oggi le vittime dello Zodiaco non hanno ancora ricevuto la pace che meritano. Ci sono stati molti sospettati e migliaia di interrogatori; il caso è stato riaperto più volte negli ultimi anni sperando che le moderne analisi potessero svelare alcuni dei misteri che ancora avvolgono l’identità di un folle appassionato di crittografia che negli anni ’70 terrorizzò le famiglie americane a colpi di pistola. E che forse è ancora vivo.
E la volete sapere la cosa che mi ha convinto a riciclare questo vecchio articolo? Questa MAREA di parole dedicate a Zodiac? Il vero motivo è che tutto quello che (tanto non) avete letto l'ho scritto SENZA AVER VISTO IL FILM! Questo dice tanto su certe cose che comprate, pagandole degli euro, e di cui magari vi fidate. Che magari la gente che ci scrive su ti dice "ma io il film non l'ho visto, che dico" "leggi le interviste su internet, mettici tanti virgolettati, te paghiamo no? Che te fanno schifo gli euri?" "no, in effetti non mi fanno schifo, mi ci compre delle riviste".
Certo ora starete lì a criticare la deontologia del critico, quello che, si presuppone, dovrebbe aver visto il film di cui (stra)parla. Figurati, che lo dite  me? A melo  venite a di' a me, a me che HO VISTO TUTTI I FILM di cui ho mai trattato su C&B (compresi L'orso Yoghi e Puzzole alla Riscossa),  A ME, mi venite a di' che batto la fiacca? 
Capito il volo pindarico che ho fatto? Come dire: preferite che parlo a vanvera però barando oppure magari dico solo quello che mi viene, quando mi viene, tanto lungo quanto viene e magari un giorno ricominciano pure le rubriche, però è tutto vero veramente?
E poi voi qui ci state aggratise.
PS. David Fincher che si abbassa a fare il remake di Uomini che odiano le nonne è qualcosa che non avrei mai creso. Quanto stupore regala il cinemino.
PPS. E comunque domani parliamo di Melancholia e Drive, e sono cazzi. Altro che Zodiac.

5 commenti:

  1. giustificate i 2 broccoli però.

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  2. no zodiac fico, ma il pazzo è fincher! ma davvero rifà uomini che odiano le donne?! non ci poteva pensare prima?!

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  3. veramente roba da matti. tra TUTTI i film del mondo, proprio quello, come se non avessimo già sentito abbastanza volte le parole "lisbeth" e "salander"

    poi certo, il fatto che comunque lo vedrò...quello mea culpa :)

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  4. per me è stato un sollievo sentire come si pronunciavano certi nomi che mentalmente quando leggevo il libro erano diventati un minestrone di consonanti.... e risentirli nel film di fincher? anche si

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  5. è vero. però è bellissimo leggere un libro e scoprire solo all'ultima pagina che per TUTTO il tempo hai chiamato un personaggio con un altro nome... :)

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