venerdì 7 gennaio 2011

Braccia rubate dall'arrampicatura

127 Hours
(La Terra) Trama: Arrampicatore asociale rimane col braccio incastrato tra il suo corpo e il resto del pianeta. Per sopravvivere ha solo pipì e un coltellino svizzero. Voi che avreste fatto?

Il film narra le gesta immobili di tal Aron Ralston, rocciatore a cui è davvero successa questa cosa: si è incastrato in una gola del canyon:
e ha dovuto amputarsi il braccio con un coltellino (e manco svizzero). Non preoccupatevi, non è che vi ho spoilerato nulla, non è che stai lì a chiederti "e come farà?", no, qui lo sai da subito, anzi io mi ricordavo pure di aver letto un articolo del tipo su una rivista (mi piace quando faccio il vago facendo finta di non ricordare - in realtà mi ricordo esattamente che rivista era e vi potrei pure dire com'era impaginato - ma non mi va di farlo). Insomma il tipo è stato lì 127 ore bloccato, una roba che altro che Buried. Soprattutto poi qui è tutto vero, capito TUTTO. VERO. Come dimostra anche questo stressantissimo video tutto vero dove lui ha avuto il coraggio (no davvero, che coraggio) di tornare nella gola e raccontare:

Che poi ti credo che ti piglia male, anche se magari era la decima volta che ci tornava. (Sono troppo stronzo se dico che per tutto il tempo ho pensato a quel masso che ad un certo punto inquadrano che gli cadeva sulla gamba e lui, sguardo al cielo: "Vabbè, passatemi un coltellino"). Insomma poi ha mollato il braccio lì e se n'è andato. 
Gli hanno messo una protesi dove ora può montare otto tipi di utensili braccia diverse (infatti ora si fa chiamare Mr. Minipimer). Quindi, per certi versi perversi del mio cervello gli èandata di culo! Cioè adesso capito può essere come quel Cyborg, 004! Insomma alla fine è uscito dalla gola e è finito in pasto ai giornalisti e alla fine (strano che hanno aspettato solo ora) a Hollywood. Dite ciao a Aron (che per inciso ho preso per il culo sin dall'inizio ma ha davvero tutta la mia ammirazione):
Passiamo al film che per inciso è un bel film. Cioè è davvero da mani sudate e Boyle - a livello registico - tiene assai bene le redini di un film dove per 1 ora e 27 questo sta bloccato in un metro di spazio, senza potersi muovore (la scena dell'intervista televisiva, per quanto non nuova, funziona alla grandissima, aiutata da un James Franco all'interpretazione della sua vita (che diciamocelo, ma chi è James Franco?). Però la visione è stata importante per me perché è con 127 Hours che ho finalmente dissipato i miei dubbi su Danny Boyle (questi). Allora Danny Boyle è un regista diviso esattamente a metà: da un lato la sua innegabile genialità, la capacità di smuovere il film con trovatissime (e non solo di sceneggiatura) (basti pensare al famoso gabinetto), però immancabilmente si scontra contro un muro di retorica grande come una casa. Cioè, se volessimo riassumere in 6/7 parole tutta la poetica di Boyle, dipanata in ogni suo film, dovremmo dire: "Della società non ti liberi, stacce". Cioè tutti i suoi film sono sempre il racconto di una fuga dalla società, una ricerca dell'essenza umana lontana dai cartelloni pubblicitari, dalle interazioni umani (vere o false che siano). In Trainspotting si dissociano con le pere, in Beach coi manghi, in 28 gg dopo con il virus che distrugge il mondo e crea gli zombi centometristi, in Sunshine con la follia superomistica del Re Sole Solo, lo fa anche negli altri (piccoli omicidi tra milions e indiani poveri milionari), ma mi sono stancato di fare l'elenco. Qui siamo al top: lo scalatore che SOLO combatte contro Madre Natura, vince, ma le lascia un braccio incastrato. Insomma hai voluto ficcare il braccio nella Natura? Poi non rompere quando lei vuole un ricordino del vostro fisting (!). Cioè me ne vado dalla società che corrompe e ci vende le emozioni col 3x2, ma vengo punito perché non ho accettato che alla fine le cene coi parenti, le foto su facebook, chiedere informazioni se ti sei perso, rispondere al telefono pure se è la decima telefonata che ti fa tua madre per chiederti come si mette in pausa il dvd (play, pause.. no dico, play, pause...). Insomma alla fine che siamo animali sociali e ci dobbiamo rassegnare a questa fottuta realtà di fatto e se pure tentiamo di fare tanto gli asociali, gli eremiti, i blogger rinchiusi nella nostra realtà di byte, alla fine la società ci trova e ce la fa pagare, tutta in una volta. E fino a qui tutto ok. Però poi arriva sempre il punto in cui Boyle si stravacca e ci mette delle cose (scene, frasi, bambini indiani) di una retorica e banalità che ti fanno proprio incazzare, delle scene così didascaliche che ti cancellano di colpo tensioni, pensieri profondi, filosofie. Ha come paura di lasciare qualcosa di oscuro, insomma "mi raccomando che si capisca sempre tutto quello che volevo dire con questa scena dei genitori seduti su un metafisico divano apparso come per magia davanti al masso che lo guardano con lo sguardo bonario del perdono, mi raccomando eh". Incredibilmente ho trovato lo screenshot della videocamera proprio dopo che il tapino aveva finito l'amputazione e scappato via in cerca di aiuto...
Però quella che potrebbe sembrare una mezza stroncatura è più un'inutile filippica su Boyle tutto, perché comunque in definitiva 127 Hours è un bel film. Che dà allo spettatore tutto quello che un film del genere deve dare: ansia, tormento, pena, liberazione.
Ecco un "gadget" del film
All'anima del Gadget, potevano fare questo:
MA LO SAPETE CHE A ME E' SUCCESSA LA STESSA COSA UGUALE UGUALE?! Sì!!! Sono rimasto 127 ore bloccato con braccio sotto un peso pazzesco, uno strazio incredibile. Guardate, ho fatto una foto del martirio:
Insomma alla fine per fortuna passava di li il mio gatto e con una sua unghia sono riuscito a tagliarmi il braccio. Mi sono fatto mettere un robo su cui posso montare tante braccia diverse:
Comunque, a parte le broccolate, adesso vi sto per dire una cosa che mi definirà ai vostri occhi come un pazzoide scatenato (perché invece il CHICKENBROCCOLETTI no). Io, alla fine, un'esperienza così, ai limiti, cioè dove davvero devo mettere alla prova il mio Io, la vorrei fare. Cioè, non arrivo a dire i campi di concentramento chiaro, ma chessò, tipo l'incidente aereo (se però mi assicurano che sopravvivo) oppure una roba alla Shakelton, oppure alla Alive, oppure l'invasione zombi, ecco, una cosa dove devi essere tu e la tua vera natura. Roba da film horror, oltre che da Manuale di Psichiatri - Capitolo 1. E con la nomea di menagramo che mi sto facendo a hollywood c'è pure il rischio che mi succeda. evvabbédai, poi ci fanno un film). Comunque io oggi dovevo partire. Avevo pure comprato il biglietto.
Mi sa che resto qui.

7 commenti:

  1. la rivista era Rolling Stone ed era impaginato a cazzo di cane, col paginone centrale brutto.

    -Zucker-

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  2. sì esatto. l'impaginazione di RS non è proprio "brutta", ma è terribilmente noiosa... visto un numero, visti tutti. Quell'articolo mi pare era tutto giallo... tutto tutto giallo...

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  3. a madre natura non gli devi cagare il cazzo: http://www.youtube.com/watch?v=4_mVdhnfJC8&fmt=18

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  4. AHAHA!!!!la stessa cosa!!!

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  5. sei un po invasato eh...

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  6. ma va a cagare! ti sei tagliato il braccio
    lo fa aron , lo fanno tutti

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